Stanislav Ruzanov

27-12-11


Stanislav Ruzanov – membro del consiglio politico di Trudovaja Rossija (Russia Operaia)




Cosa ha organizzato Trudovaja Rossija per il 24 dicembre? Come avete cercato di mostrare il vostro malcontento verso i liberali che organizzano le manifestazioni ed impediscono ai rappresentati di sinistra di salire sul palco?

Gli organizzatori della manifestazione stavolta hanno inventato nuovi modi per evitare disordini e spostamento dell’attenzione dal palco che monopolizzano. Erano venuti a conoscenza che i movimenti di sinistra avrebbero cercato di crearsi un proprio spazio alternativo per rivolgersi direttamente alla gente, esprimere le proprie idee e attirare l’attenzione della folla, con la speranza di prendere anche il controllo della situazione. Ci hanno impedito anche questo, vietando ai partecipanti di portare megafoni e microfoni. Per questo motivo ci siamo visti costretti a tentare altre strade per comunicare con la gente e diffondere le nostre idee: distribuendo il nostro giornale e i nostri volantini, parlando faccia a faccia con le persone e distribuendo i nastri rossi, che contrapponiamo ai nastri bianchi che vengono distribuiti dagli organizzatori.


E chi ha organizzato la manifestazione a Vorob’evye Gory? Da quello che sembra a prima vista è stato un movimento di sinistra, anche loro usavano i nastri rossi.

Quella manifestazione è stata organizzata da Sergej Kurginjan, che fa parte della squadra degli “statalisti” (cioè di coloro che sostengono il bisogno per la Russia di avere una nazione forte, indipendentemente da quale tipo di governo sia in carica. Per questo motivo, Kurginjan oltre ad essere un nostalgico dell’URSS, sostiene l’operato di Putin. NdR).
Si sa benissimo che dietro le sue azioni c’è lo stesso Putin. Conduce persino un programma sul canale Rossija, “Il duello storico”, dove discute con il “liberale” Sanidze (sostenitore di Medvedev) parteggiando per la linea statalista putiniana.
Noi di TR non ci siamo andati, abbiamo preferito rimanere alla manifestazione di Prospekt Sakharova, ma ho visto i video e ho avuto la brutta sensazione (ma è solo una sensazione) che le due manifestazioni siano manovrate dai due clan del Cremlino. Il “tandem” si sta sfacendo, e come andrà a finire lo cominceremo a capire avvicinandoci alle presidenziali di marzo.
Viene fuori il sospetto che il modo con cui le manifestazioni sono organizzate sia pensato non per attaccare Putin, come superficialmente potrebbe sembrare, ma per favorire la sua linea contro quella di Medvedev. Del resto i liberali hanno permesso a Ksenija Sobchak, nipote di Putin, e all’ex ministro Kudrin, dell’entourage di Putin, di parlare sul palco.


La prossima manifestazione è stata programmata molto in là nel tempo, verso febbraio. Come si muoverà Trudovaja Rossija in questo periodo? Organizzerete manifestazioni non autorizzate?

No, non abbiamo intenzione di fare azioni avventate, la situazione è complessa e vogliamo analizzarla bene prima di agire. Per il momento utilizzeremo le manifestazioni per diffondere le nostre idee. Per il momento fare manifestazioni non autorizzate non conviene, dobbiamo raccogliere le forze ed organizzare una giornata da riempire con una grossa iniziativa di sinistra.

Isabelle Magkoeva

25-12-11


Isabelle Magkoeva è un membro del Rossijskoe Socialisticheskoe Dvizhenije (Movimento Socialista Russo), RSD ed attivista del movimento #OccupyMoscow




Il 24 dicembre a Mosca si è tenuta una nuova manifestazione. Come era già accaduto il 10 dicembre, pare che non sia stato permesso ai rappresentanti dei movimenti di sinistra di salire sul palco per parlare. Per quale motivo credi che i liberali ce l’abbiano tanto con chi è di sinistra tanto da escluderli e monopolizzare l’organizzazione delle proteste?

Credo che uno dei motivi sia da ricercare nelle annose dispute tra i movimenti liberali e quelli di sinistra.
Dopo tutti gli orrori del regime sovietico, anche quelle interpretazioni del marxismo-leninismo che pure sotto il regime erano state represse, hanno subito insieme al comunismo “ufficiale” un discredito da parte dell’opinione pubblica. Le persone e buona parte dell’intellighenzia moderna ormai guardano con sospetto a tutto quello che è di sinistra, associando il marxismo al totalitarismo e alla mancanza di libertà.
Dopo la perestrojka si sono venuti a creare due blocchi ideologici contrapposti, quello liberale e quello comunista, rappresentati rispettivamente da El’cin, che proponeva le nuove idee di mercato libero e democrazia parlamentare e dal KPRF, che non proponeva niente di nuovo se non il ritorno al sistema sovietico. Questi due blocchi hanno mantenuto un eguale consenso nella popolazione fino alle presidenziali del 1996, quando vinse El’cin, tra l’altro truccando palesemente i risultati. Da quel momento la popolarità del KPRF, che in quel contesto rappresentava la sinistra, ha cominciato a scendere. Oggi il KPRF è un partito morente, come la generazione che lo sostiene, che riceve relativamente molti voti solo da chi non vuole votare per Russia Unita. Il ruolo che ha assunto in questi anni ha particolarmente favorito Putin, che se ne serve per poter dire che alle elezioni e in parlamento c’è abbastanza pluralità.
Come prova di questo attaccamento al sistema, basta pensare al fatto che Zjuganov ha definito le nostre manifestazioni “l’infezione arancione” (un esplicito riferimento all’Ucraina). Inoltre i deputati del KPRF hanno fatto finta di protestare anche loro contro i brogli, ma in realtà quei posti in parlamento che loro definiscono “illegittimi”, se li sono presi.

In generale la causa principale dell’impopolarità dei partiti di sinistra in Russia, come nel resto del mondo, sono stati i tentativi storicamente malriusciti di creare il socialismo e di conseguenza il discredito di quest’ultimo. La seconda causa è l’impossibilità di potersi registrare regolarmente come partito: vengono infatti richieste 100mila firme, e raccoglierle possono solo persone con mezzi imponenti come gli oligarchi.
La terza, il fatto che i capi dei partiti liberali sono dei politici “di professione”, mentre i capi dei partiti di sinistra non si occupano di politica 24 ore al giorno. Per i capi dei liberali è quindi più facile organizzarsi e controllare la situazione.

Per quanto riguarda la manifestazione del 24 dicembre, su 9 interventi solo uno è stato concesso a un rappresentante di un movimento di sinistra. Su facebook era stata organizzata una votazione per decidere chi dovesse partecipare sul palco. I liberali, che si lamentano dei brogli elettorali, hanno essi stessi falsificato i risultati di questo sondaggio, facendo passare al secondo turno di votazione solo le persone che interessavano loro. Protestare contro i liberali è però molto difficile, perché ormai hanno raccolto molto consenso mentre chi è di sinistra ormai è facilmente attaccabile.


Che cos’è la “piazzetta alternativa”? Perché avete deciso di organizzarla e che risultati ha avuto?

Abbiamo deciso di creare questa “piazzetta alternativa” perché non siamo soddisfatti di cosa ci propongono dal palco della manifestazione, e cioè scegliere uno di quei politicanti che entrano sulla scena e cercare di mandarlo al Cremlino affinché poi si dimentichi di tutti noi. Non abbiamo voglia di ascoltare dal palco attori, politici, ex-putiniani e nazionalisti. Per questo è nata l’idea della piazzetta, sostenuta da vari artisti, dall’RSD e da #OccupyMoscow, per dare voce a chi sul palco non poteva salire, a chi in piazza era venuto anche per dire la sua e partecipare attivamente, non solo per ascoltare. Abbiamo fornito materiale ai manifestanti per scrivere i loro propri cartelloni e, cosa più importante, abbiamo creato un "microfono umano" per chi voleva parlare (il microfono umano consiste in un gruppo di persone che ripetono ad alta voce all'unisono quello che viene detto dall'oratore di turno. Gli organizzatori della manifestazione avevano vietato l'utilizzo di megafoni o microfoni proprio per evitare uno spostamento dell'attenzione sui militanti di sinistra. NdR). Ad essere sinceri, inizialmente avevamo paura di far parlare completi sconosciuti, temevamo potessero uscire fuori interventi spiacevoli o ripetitivi e che la gente si sarebbe stancata di fare il microfono umano e di ripetere quello che veniva detto, e invece è stato un successo! Hanno parlato persone di tutti i tipi e sono riusciti a tirare fuori opinioni e idee molto interessanti.
La domanda che abbiamo fatto organizzando la piazzetta alternativa era: “è possibile la democrazia diretta oggi?”  La risposta che ne è venuta fuori è stata: ”è la sola cosa che sia possibile”.


Anche nel partito Trudovaja Rossija sono insoddisfatti del ruolo che stanno assumendo i liberali, e anche loro stanno cercando un modo per farsi vedere al di fuori dal palco. Come mai ancora i movimenti di sinistra non si organizzano insieme e invece ognuno prepara iniziative separate?

Non voglio entrare nei particolari, ma la mancata collaborazione tra diversi gruppi di sinistra sta nella diversa interpretazione del passato del nostro Paese, cosa che inficia ogni tentativo di discussione.


Da parte di molti sta nascendo il bisogno di passare ad un nuovo livello di protesta: non basta più lottare CONTRO il sistema, ma PER qualcosa di diverso. Quali movimenti in questo momento sono più attivi nel cercare di creare un’alternativa? E i liberali di tutto questo cosa ne pensano? Naval’nyj per esempio ancora non ha fatto capire COSA effettivamente farà se e quando avrà la possibilità di entrare in parlamento, quando gli è stata fatta questa domanda ha risposto dicendo “ancora non ci ho pensato”. Ritieni che da parte sua sia mancanza di esperienza in politica, mancanza di un’ideologia precisa o semplicemente è un suo gioco politico?

Credo che la gente stia gradualmente capendo che non hanno assolutamente bisogno di un Naval’nyj o di un Prokhorov. Nessuno sta scendendo in piazza con l’obiettivo di sostituire dei ladri farabutti con gente della stessa risma. Del resto, nelle votazioni su Facebook per decidere chi debba parlare sul palco, le persone hanno votato molto figure non-politiche (scrittori o persone dello spettacolo), e questo significa che i vecchi politici, comunque essi si presentino, hanno stancato.
I liberali hanno una gran paura degli attivisti di sinistra, sanno che una volta smascherati dovranno cedere il passo. Per questo probabilmente stanno facendo delle aperture ai nazionalisti.
Naval’nyj sta giocando e sa benissimo cosa fa: non dice niente di concreto e porta avanti il suo unico slogan “abbasso i partiti di ladri e farabutti” che viene ovviamente condiviso da tutti. Grazie a questi giochetti populistici e al suo carisma, sta facendo dimenticare alla gente che lui è un acceso nazionalista che partecipa alle “marce russe” e che è stato anche lui un politico in passato, quando militava tra le fila di Jabloko.


foto (C) Arsenij Zhiljaev

Stanislav Ruzanov

11-12-11

Stasislav Ruzanov è un membro del consiglio politico di Trudovaja Rossija (Russia Operaia)





Sta sorgendo del malcontento per la depoliticizzazione delle proteste di piazza, inizialmente vista positivamente come strumento catalizzatore di tutte le diversissime frange dell’opposizione. Inoltre c’è stato questo episodio, per voi poco piacevole, della monopolizzazione della protesta da parte dei liberali. Come commenta questi sviluppi?

Il problema principale non è nella depoliticizzazione in sé, ma nell’uso che ne viene fatto da coloro che sabato 10 dicembre hanno praticamente preso in mano le redini della protesta e cioè gente come Kasjanov e Nemcov, che sono da anni parte di questo sistema corrotto e che stanno sfruttando il malcontento popolare per tornare ad occupare un posto in politica. Queste persone non hanno alcuna intenzione di combattere realmente Putin, Kasjanov addirittura è stato primo ministro quando Putin era presidente. Da parte sua, Putin li sta già usando per estromettere la VERA opposizione, cioè i movimenti di sinistra e L’Altra Russia.
Questa estromissione è stata messa in atto ieri (10 dicembre) quando questi personaggi che si definiscono “democratici” hanno impedito ai nostri rappresentanti di parlare sul palco durante la manifestazione.
È molto sospetto poi l’accordo fatto tra Nemcov e le autorità cittadine per quanto riguarda l’autorizzazione alla manifestazione: normalmente ci vogliono 15 giorni di preavviso, invece lui è andato a fare una chiacchierata con il sindaco e nel giro di qualche ora, da una manifestazione organizzata dai movimenti di sinistra in Piazza della Rivoluzione, concessa solo a 300 persone, sono riusciti a ottenere l’uso di Piazza Bolotnaja, molto più grande, senza limite di partecipazione, e l’organizzazione dell’evento.
Noi siamo costretti comunque a scendere in piazza, come tutta la gente normale, perché la protesta va fatta ed è giusta, ma dobbiamo stare con gli occhi aperti contro questi strani giochi di potere che si stanno delineando. I movimenti di sinistra come TR  sono gli unici che lotteranno sempre contro questo sistema malato, il problema è che sotto la definizione di “sinistra” la gente identifica principalmente il KPRF, che ormai di sinistra ha ben poco, ed è difficile per noi pubblicizzarci e trovare sostenitori. Al KPRF invece è permesso di stare in parlamento e di avere in parte accesso ai mezzi di comunicazione, con tutti i vantaggi che questo comporta, e questo solo perché chi sta al potere sa che tanto i “comunisti” non attaccheranno mai seriamente il sistema.

Assemblea di Trudovaja Rossija

11-12-11

Invitato da Sergej En’shin, un rappresentate della sezione giovanile del partito Trudovaja Rossija (Russia Operaia), ho assistito a un’assemblea del partito.  Trudovaja Rossija  è stata un partito importante nei primi anni novanta, quando si sgretolò l’unione sovietica. Le manifestazioni organizzate da Viktor Anpilov, il leader del partito, arrivarono a contare anche mezzo milione di manifestanti. Con gli anni però  Trudovaja Rossija  fu relegata in un ruolo di secondo piano nella scena politica russa, rimanendo comunque attiva tra i movimenti extraparlamentari.

L’assemblea era tenuta in una specie di cantina di un condominio, nel quartier generale del partito. Sulle pareti erano appesi vecchi manifesti elettorali con il volto di Anpilov, di Lenin, Stalin e Che Guevara. Nella stanza dove si teneva l’assemblea c’era anche un grosso mezzobusto in pietra di Lenin. Anpilov presiedeva l’assemblea, seduto ad un tavolo dietro al quale campeggiava una grossa bandiera dell’URSS.


A parte piccole faccende organizzative interne al partito, all’assemblea si parlò principalmente della manifestazione del giorno prima, il 10 dicembre, e su come  Trudovaja Rossija  si sarebbe mossa nei giorni successivi:

È cominciato a sorgere il problema del dopo-protesta:  Anpilov afferma che protestare contro Putin è giusto, ma è troppo facile senza presentare un’alternativa, e finora l’opposizione non ha presentato unitariamente un candidato per le presidenziali di marzo è non c’è uno straccio di un programma che possa mettere d’accordo tutti.  Trudovaja Rossija  è pronta a sostenere un eventuale candidato dell’opposizione, ma questo appoggio non sarà gratuito: i militanti di TR sentono di aver favorito altri movimenti e partiti in varie occasioni e di non averne ricevuto niente in cambio.
Se la scelta del candidato da sostenere dovesse ricadere su Zjuganov, come è più probabile che sia, da alcuni militanti è sorta la proposta di scambiare la propaganda con qualche seggio in parlamento nelle file del KPRF.

Anpilov ha poi commentato il fatto molto grave avvenuto durante la manifestazione del giorno prima. Ai rappresentanti di TR, come del Fronte di Sinistra, non è stato permesso di intervenire sul palco. Il sospetto è che ci siano stati degli accordi tra i liberali, che stanno prendendo la testa delle proteste, e le autorità. La cosa assurda è stata che una grossa parte dei partecipanti alla manifestazione erano chiaramente sostenitori dei movimenti di sinistra. Molto probabilmente questa situazione non si sbloccherà e ai rappresentanti di  TR  non sarà permesso di parlare neanche durante la prossima manifestazione del 24 dicembre.
Anpilov ha indicato quindi la strategia da seguire: è chiaro che tirarsi fuori dal movimento di protesta equivarrebbe a un suicidio politico. Per questo motivo è importante partecipare, ma sarà necessario risultare riconoscibili nella folla e attirarne l’attenzione. Al posto del nastro bianco, simbolo della protesta, Trudovaja Rossija opporrà il nastro rosso, e verrà effettuato un massiccio volantinaggio tra la folla.  TR  non accetterà più la depoliticizzazione del movimento.

L’assemblea ha poi rimandato a un incontro successivo la discussione su altre possibili iniziative da portare avanti.

Aslan Oskanov

8-12-11

Aslan Oskanov è uno studente di amministrazione statale all’Università di Mosca, MGU, ed è stato un agente di un reparto antiterrorismo del Ministero delle Emergenze.




Perché hai scelto un corso di studi che ti porterà, in prospettiva, a diventare un funzionario dello Stato?

Voglio trovarmi nella posizione di poter migliorare la vita della gente, facendo in modo che non ne vengano infranti diritti e libertà. È quello che imparo a fare qui all’università. In particolare, mi interessa soprattutto la lotta alla corruzione.


Questi sono gli obiettivi delle persone che stanno manifestando nelle piazze di Mosca in questi giorni. Perché tu non li sostieni?

Perché secondo me queste proteste non porteranno a niente di positivo. I capi dell’opposizione stanno solo usando il governo come un capro espiatorio, fomentando la rabbia e le paure della gente, che purtroppo non è correttamente informata sullo stato reale dell’economia e della società nel nostro paese e prende per buone le fandonie che propinano loro. Siamo in una situazione economica non positiva in questo momento, è vero, ma è per colpa della crisi economica. Prima della crisi il PIL russo volava a tassi di crescita invidiabili. In tutto il mondo occidentale la crisi ha colpito duramente e i popoli se la sono presa con i loro governi, a volte avendo pienamente ragione, altre volte meno. Non sono andato in piazza, e non ci andrò: potrei farlo solo se vedessi una goccia di utilità nell’andare a protestare, ma purtroppo non la vedo. Credo che sia più utile costruire e prendersi responsabilità, piuttosto che distruggere e criticare.


Cosa mi dici però dei brogli elettorali? La gente non ha il diritto di essere arrabbiata?

Ogni paese ha i suoi difetti, questo è uno di quelli che abbiamo noi. Il fatto che ci possano essere stati dei brogli è chiaro che non mi piaccia, ma la soluzione, come ho già detto, non è gridare in piazza. Se veramente ci sono prove di questi brogli, allora è più utile fare una denuncia in regola e portare la questione nei tribunali. Non mi piace quando un programma di opposizione viene fondato quasi esclusivamente sulla protesta di qualcosa che potresti risolvere per vie legali.
Sono comunque stupito che nonostante tutto Russia Unita abbia preso così poco rispetto al passato.


E invece della repressione messa in atto in questi giorni cosa ne pensi?

Putin è una persona che governa in maniera severa perché vuole la pace. Non permette di protestare perché non vuole che si aprano scenari di instabilità. Queste decine di migliaia di persone che andranno a manifestare in maggioranza non sanno assolutamente niente di com’è realmente la situazione e si lasciano pascere dai capi dell’opposizione. L’unico risultato che otterranno sarà quello di danneggiare il paese, ripetendo quello che abbiamo visto in Ucraina anni fa: ora in Ucraina hanno solo caos e povertà e la gente è tornata a sostenere coloro che durante la rivoluzione arancione aveva voluto scacciare. L’Ucraina è diventata un paese che in Europa si trova all’ultimo posto delle classifiche che riguardano vari fattori socioeconomici, almeno per una settantina di parametri. Non credo che sia positivo per la Russia ritrovarsi in una situazione simile.


Quindi sei favorevole all’operato del governo di Putin?

Certo! Da quando c’è lui la società e l’economia si stanno sviluppando solo in meglio, non c’è paragone con il periodo precedente, sotto El’cin, quando regnavano crimine e povertà. Sotto il suo governo sono stati approvati non solo programmi di sviluppo dell’impresa, sia piccola che grande, ma sono nate anche idee che avvicinano di più i cittadini alle istituzioni, come un portale su internet in cui tutti possono partecipare con i loro commenti alla stesura delle leggi che verranno proposte in parlamento. Accusano i funzionari nominati dal governo di essere corrotti, ma dove sono le prove? Dove sono le denunce? Oltre a questo il governo viene accusato di qualunque tipo di azione complottistica, mentre secondo me tante di queste azioni sono organizzate dagli stessi oppositori, sulle quali poi fondano la loro propaganda.


Ma sulle decisioni riguardanti la polizia e l’ordine pubblico cosa ne pensi? Si parla di repressione.

La polizia ha agito finora esattamente come doveva. Il problema è che se una manifestazione non è autorizzata, la sola partecipazione è un’infrazione della legge. E i poliziotti non possono stare a guardare mentre viene infranta la legge sotto i loro occhi. Certo, ci sono casi in cui qualcuno esagera nei modi, ma non ci vuole niente a denunciare un poliziotto, soprattutto quanto alla manifestazione praticamente tutto viene filmato e ci sono le prove.



Ket

7-12-11

Ket è una ragazza di 29 anni, il 6 dicembre è scesa in piazza a Mosca per protestare contro i brogli elettorali e la repressione messi in atto dal governo di Putin. In quell’occasione è stata fermata dalle forze dell’ordine insieme ad alcuni suoi amici e rilasciata il giorno dopo. “Ket”, non è il suo vero nome, ma una specie di nome d’arte che usa all’interno di un gruppo di artisti-provocatori di cui fa parte, "Vojna". Le loro provocazioni più “politiche” degli ultimi tempi hanno preso di mira (scherzosamente) soprattutto le forze dell’ordine, per protestare contro quello che già da tanto tempo è diventato uno Stato di polizia.




Ket, il 6 dicembre sei andata a manifestare in Piazza Triumfal’naja. Perché?

Perché? E quando ricapita un’occasione come questa? È da tanto che aspettavamo di poter protestare contro gli abusi e la repressione di quelli che stanno al potere. Il modo in cui si sono svolte le elezioni è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso.


Ho notato che le tre manifestazioni che ci sono state finora sono state organizzate principalmente da due movimenti politici, L’Altra Russia e Solidarnost’, ma in realtà in piazza poi si ritrovano anche persone che con questi movimenti non hanno niente a che fare, come te in questo caso. Come giudichi questo fatto?

Come ho detto prima, la cosa importante è avere la possibilità di manifestare. Spesso la gente non sa neanche chi è che ha organizzato l’assembramento nella tale piazza alla tale ora, e in realtà non è che importi più di tanto: si sta protestando per un fatto concreto, il modo in cui sono state falsificate le elezioni. È una protesta della società civile, più che politica.


Cos’è successo ieri sera, il 6 dicembre, quando sei arrivata in Piazza Triumfal’naja?

Una volta arrivata nella piazza ho subito cercato i miei amici. C’era una grande confusione: la piazza era stata occupata dagli attivisti filogovernativi per fare in modo di non farci passare, e i manifestanti come me erano tutti sparsi qua e là. Dopo qualche minuto sono riuscita a incontrarmi con il mio gruppo. Siamo rimasti nella folla a manifestare, finché, già verso la fine, non abbiamo formato una catena umana di 5-6 persone. Tenersi a braccetto in gruppo vale come un atto di protesta: era infatti vietato formare gruppi di più di tre persone. Alcuni poliziotti ci hanno visto e ci hanno catturato. Siamo stati portati all’interno di una camionetta.


Dove siete stati portati dopo?

Qui viene il bello: secondo la legge la polizia non può tenerti in stato di fermo per più di tre ore senza aver formalizzato nessuna accusa. Il conteggio delle tre ore però scatta dal momento in cui ti fanno entrare nel dipartimento. La camionetta non è partita finché non l’hanno riempita di manifestanti, in tutto c’era posto per venti persone. Tra questo e il tempo che siamo rimasti bloccati nel traffico è passata almeno un’ora, se non di più. Finalmente siamo arrivati nel cortile del dipartimento. In un momento di distrazione di un poliziotto, due ragazzi sono riusciti ad aprire la porta posteriore della camionetta e a scappare via. I poliziotti, nonostante il fatto che fossimo arrivati, non ci hanno fatti scendere. Hanno spento il motore e semplicemente stavano a controllare le portiere, per evitare di rifare la figuraccia di farsi scappare qualcun altro sotto il naso. Abbiamo passato un’ora chiusi nella camionetta che diventava sempre più fredda. Quando abbiamo cominciato a protestare, ci hanno acceso il riscaldamento, ma ci hanno lasciati dentro almeno un’altra ora. Finalmente siamo entrati nel dipartimento e ci hanno contestato l’accusa di “resistenza a pubblico ufficiale”, accusa ovviamente pretestuosa. Ormai erano le 6 di mattina, mi è toccato rimanere rinchiusa fino al giorno dopo, cioè stamattina. Ultimate le ultime pratiche burocratiche mi hanno rilasciata all’una.


Ed ora il tuo fermo cosa comporta?

A livello penale, niente, la “resistenza a pubblico ufficiale” è solo un’infrazione, non un reato. Dovrò però presentarmi domani in tribunale dove probabilmente mi condanneranno a pagare una multa.


Dopo questa esperienza, pensi di continuare a scendere in piazza?

Penso che nei prossimi giorni mi concentrerò maggiormente a fare qualche azione simbolica con il mio gruppo, come abbiamo sempre fatto. Per quanto riguarda le manifestazioni in piazza… non ho voglia di essere fermata di nuovo, ma non posso evitare di andarci. Cercherò di stare più attenta.


A cosa vorresti che si arrivasse dopo questo periodo di proteste?

Sarebbe bello se le elezioni venissero rifatte, senza brogli e facendo partecipare chi era stato escluso. In fondo non è tanto quello che chiediamo, solo elezioni eque. 


Zakhar Prilepin

7-12-11

Zakhar Prilepin. Scrittore, giornalista ed esponente di punta del partito L’Altra Russia.



Perché L’Altra Russia non è stata accettata tra le liste che dovevano partecipare alle elezioni?

Non conosco con precisione tutti i cavilli legali che sono stati usati. Il problema di fondo è che L’Altra Russia non può essere registrata neanche come partito. Non c’è verso di poterlo fare, a causa della nota legge sull’ “estremismo”.


A quanto sembra, le manifestazioni stanno assumendo un carattere da protesta della società civile più che politico. Lei pensa che sia effettivamente così? Se sì, ritiene che sia una cosa positiva?

Sì, credo anche io che non ci sia un carattere prettamente politico in queste manifestazioni e penso che ciò sia molto positivo per diversi motivi: l’opposizione è finalmente riuscita in questa occasione a superare i contrasti interni e ad organizzare un qualcosa di collettivo. Il risultato più soddisfacente è che così siamo riusciti a portare in piazza molte persone, sia i nostri sostenitori, che coloro che non sostengono nessun movimento in particolare.


L’opposizione si è unità sull’onda di questa protesta, ma cosa succederebbe secondo lei una volta che i manifestanti riuscissero ad ottenere quello che vogliono, cioè il ripetere le elezioni?

Ripetere le elezioni permettendo a tutti i partiti esistenti di partecipare risolverebbe di per sé tutti i problemi che ci stiamo tirando dietro a causa di una classe politica, inclusa quella dell’opposizione parlamentare, che è sostanzialmente la stessa di 15 anni fa. Non c’è ricambio, se i russi avessero la possibilità di scegliere e non ci fossero brogli, secondo me, voterebbero per i movimenti che finora non hanno potuto partecipare. Non poter partecipare legalmente alla vita politica del paese ci preclude l’accesso alla propaganda, alla visibilità sui mezzi di comunicazione. Se avessimo le stesse possibilità degli altri partiti, sono sicuro che l’aspetto del parlamento russo come lo conosciamo oggi cambierebbe radicalmente.


Lei è stato in piazza in questi giorni? Per cosa è andato a protestare? Per cosa crede che ci siano andate tutte le altre persone?

Sì, sono andato a protestare anche io. La gente protesta perché vuole semplicemente che vengano rispettati dei diritti basilari. Io, oltre a questo, protesto anche contro quello che ha fatto o non ha fatto in questi anni il governo di Putin.


Questo tipo di proteste sono una cosa nuova per la Russia? Se sì, che cosa hanno portato di nuovo rispetto al passato?

Sì, sono una situazione nuova per l’alta partecipazione che abbiamo potuto osservare. È la situazione in cui ci troviamo oggi ad essere nuova rispetto a prima: la gente ha raggiunto il punto in cui ha capito di essere stanca della situazione politica che c’è in Russia e tutti hanno cominciato a negare l’appoggio al governo. Non ci sono quasi più intellettuali che si schierino apertamente con Russia Unita. In molti stanno abbandonando la barca.


Finora i manifestanti si sono comportati in maniera pacifica. Lei cosa ne pensa  della violenza? Potrebbe essere usata in futuro? “dovrebbe” essere usata in qualche situazione?

La violenza da parte dei manifestanti non è una cosa nuova. Nel 2003 ci sono stati diversi scontri con le forze dell’ordine e non è detto che quello scenario non possa ripetersi. Putin comunque, da parte sua, cercherà sempre di evitarla perché non vuole che scoppino situazioni di guerriglia urbana. Non è realmente aggressivo come può sembrare, le dichiarazioni che fa servono solo a mostrare i muscoli, sa benissimo che se avvenissero episodi di violenza, questo lo danneggerebbe.
Personalmente non credo che sia utile essere violenti in piazza: è meglio fare manifestazioni giorno per giorno, il più pacifiche possibile per fare in modo che la gente non si spaventi e vi partecipi serena, in numero, si spera, sempre maggiore. Inoltre gli scenari di guerra civile paventati da qualcuno sono assurdi, nessuno sosterrebbe fino a quel punto Russia Unita, credo nemmeno le forze dell’ordine.


Cosa l’ha scandalizzata di più in questi ultimi giorni e cosa invece l’ha più colpita positivamente?

Sono 15 anni che vedo scandali giorno dopo giorno, ormai non mi stupisco più di niente. La cosa che mi ha dato più soddisfazione è vedere che nonostante l’esclusione di chi critica il governo da quasi ogni mezzo di comunicazione, la gente è riuscita ha trovare un suo spazio attraverso la rete. Si sta rivelando una carta vincente.

Una giornata di ordinaria follia


Mosca, 4 dicembre, il cielo è nuvoloso e cade una pioggia leggera ma fastidiosa. Esco dal mio alloggio per andare in centro: ho intenzione di assistere a quello che succederà in questa giornata di elezioni qui in Russia.
So che alle 14:00 è stata indetta una manifestazione non autorizzata dal movimento “Fronte di Sinistra” (Левый Фронт), l’appuntamento è sulla Piazza Rossa. Scendo alla fermata del metro Okhotnyj Rjad e camminando nei sottopassi labirintici della stazione noto che diverse uscite sono state transennate e sono presidiate dalla polizia. Alla prima uscita lasciata aperta risalgo in superficie e subito mi trovo di fronte un folto gruppo di persone, circondate da fotografi e poliziotti, che cercano di mostrare volantini e piccoli striscioni.


 I poliziotti strappano sistematicamente dalle mani dei manifestanti qualunque cosa essi cerchino di mostrare e formano un cordone per spingere via la folla, lontano dalla Piazza Rossa.


I giornalisti cercano di prendere interviste dai manifestanti, parlano con alcuni giovani e con qualche signora anziana, ma stare fermi non è possibile, la polizia spinge via tutta la folla. Nel giro di mezzora tutta la gente viene spinta “gentilmente” in un’altra stazione del metro: un poliziotto ripete al megafono “Gentili cittadini, per favore, lasciate libero il passo, non fermatevi in mezzo alla strada. L’accesso alla Piazza Rossa è chiuso”. Un rappresentante del Fronte di Sinistra viene intervistato: “E’ incredibile! La Piazza Rossa è sempre aperta al pubblico, perché proprio oggi l’hanno chiusa? Solo per non permetterci di manifestare il nostro dissenso!”
Sono quindi costretto ad andarmene e decido di proseguire sulla Via Tverskaja, per andare ad osservare come si svolgono le votazioni in un seggio elettorale. Trovo il seggio situato nella sede del vecchio telegrafo ed entro. Chiedo subito se è permesso fotografare e il poliziotto all’entrata mi risponde positivamente e mi lascia passare. All’interno del seggio c’è moltissima gente, e c’è un’afa tremenda, mi si appanna la lente dell’obiettivo della macchina fotografica. La maggior parte delle persone è ammassata al punto informazioni: infatti questo seggio è stato pensato per chi non ha la residenza a Mosca e tutti cercano di capire come devono compilare un modulo che viene dato loro. Una signora discute con una funzionaria della commissione elettorale: a quanto pare in un altro ufficio, dove sta portando avanti le pratiche per avere la residenza a Mosca, le hanno detto di presentarsi in quel seggio, ma la funzionaria insiste nel dire che l’hanno indirizzata male. Tanta è la confusione che una coppia, facendo a gomitate per uscire dalla folla, decide che non ne vale la pena, e se ne va senza aver votato.
Sempre facendo a gomitate, riesco ad accedere al seggio vero e proprio e qui assisto al teatro dell’assurdo: le cabine elettorali non sono cabine, piuttosto sembrano quelle mensole che si trovano nei nostri tabaccai dove la gente si gioca la schedina. Ovviamente queste specie di mensole non concedono la dovuta intimità ai votanti, che mettono la loro croce osservati liberamente da chiunque passi. Un vecchietto chiede ad un impiegato spiegazioni su come votare, l’impiegato indica un punto sulla scheda e dice “Ecco, vede? Deve mettere una croce proprio qui”. Una ragazza vota, poi si volta verso il suo ragazzo, mostra la sua scheda elettorale e si fa fare una foto col telefonino.



 Mi volto, e mi trovo davanti le urne più futuristiche che abbia mai visto: non sono semplici scatole con il buco nel quale infilare la scheda, ma sembrano dei distributori automatici, solo che invece di inserire banconote (e poco ci manca) ci va inserita la scheda, aperta. Alcune persone si presentano davanti all’urna con la scheda piegata e si ritrovano, loro malgrado, a doverla riaprire per poterla inserire dentro.


Esco dal seggio e continuo a percorrere la Via Tverskaja, verso Piazza Triumfal’naja, dove alle 18 è prevista la manifestazione del movimento L’altra Russia. Arrivato a circa cento metri dalla piazza osservo un dispiegamento di forze dell’ordine colossale: su tutta la via, da entrambi i lati della strada, sono parcheggiate camionette della polizia e si vedono in giro più poliziotti che passanti.


 All’interno di una di queste camionette, attraverso le grate poste ai finestrini, riesco a scorgere diverse persone sedute all’interno, giovani, che non indossano la divisa. Successivamente scopro che a quanto pare la polizia fermava i “volti noti” prima che arrivassero in piazza.
Sono le 16, due ore prima dell’inizio della manifestazione, e la piazza è già stata completamente transennata, c’è un poliziotto ogni dieci metri a presidiare tutta l’area. Non viene permesso alla gente di fermarsi, bisogna muoversi continuamente in questi stretti passaggi delimitati da transenne e camionette. Decido di fare il giro dell’isolato finché non comincerà la manifestazione e ad ogni giro vedo sempre più transenne e poliziotti. All’improvviso, alle 17:45, tutti i fotografi e i giornalisti si fiondano verso una camionetta: un manifestante è stato arrestato e viene caricato a forza dentro. Non ha fatto in tempo neanche a gridare uno slogan, probabilmente l’hanno semplicemente riconosciuto. Con gli altri fotografi rimango fermo davanti alla camionetta, ma dopo neanche cinque minuti i poliziotti decidono che stiamo bloccando il passo, ed insieme ad alcuni manifestanti (che per inciso, stanno completamente muti) veniamo spinti via da un cordone di polizia. 


Il cordone ci spinge sull’altro lato della piazza, così velocemente che si crea la calca intorno a me. Alcune ragazze, con le quali mi trovo fianco a fianco, cominciano a gridare: “Ridateci il diritto di scegliere!”. Alcuni poliziotti si lanciano sulla folla, spingono, cadiamo tutti per terra, io vado a sbattere su una transenna, ci cado sopra e sopra di me cade una delle ragazze che avevano gridato. Un poliziotto le si lancia sopra, la prende di peso e la porta via. Sta per girarsi, per un attimo ho paura che prenda anche me, ma un ragazzo che stava in piedi alla mia sinistra mi allunga una mano e mi tira via.
Il cordone di polizia continua a spingere e gli agenti strappano via dalla folla chiunque si azzardi a pronunciare uno slogan. La folla comincia a gridare “Vergogna! Vergogna!”, i poliziotti cominciano ad arrestare persone a caso, i primi che si trovano tra le mani.



Mi allontano dal cordone e mi ritrovo a parlare con alcune persone. Parlo con un ragazzo, un nazional-bolscevico, che nel frattempo ha un piccolo diverbio con un signore che definisce “liberale” (in accezione dispregiativa). Mentre sto parlando con lui, il cordone si avvicina. Mi volto e faccio due passi, per allontanarmi dal cordone, e quando mi rivolto indietro vedo che tre poliziotti hanno afferrato il ragazzo e lo portano via, solo perché non camminava svelto come volevano loro.
La manifestazione è finita: sono rimasti solo i fotografi e i giornalisti da un lato, i poliziotti dall’altro.
I manifestanti rimasti se ne sono andati, non c’è più nessuno da arrestare. La polizia ci lascia passare.

Undicesimo : fatti gli affaracci tuoi

Il fantomatico undicesimo comandamento dà il titolo a questo blog, ma in senso estremamente ironico, in quanto i contenuti che inserirò di volta in volta saranno informazioni che prenderò proprio per il fatto di non farmi gli affari miei.

Avevo bisogno di uno spazio nel quale riversare tutto il materiale che avevo raccolto durante il mio viaggio a Mosca, nel novembre-dicembre 2011:  in quel periodo mi sono trovato nel bel mezzo delle proteste di piazza scoppiate a causa dei brogli elettorali del partito di Putin e ho allacciato molti contatti con esponenti più o meno importanti di alcuni movimenti d'opposizione. La mia presenza sul posto aveva interessato anche la redazione de L'Unità, sulla quale il 12 dicembre vennero pubblicate un paio di interviste che presi sul posto, allo scrittore Zakhar Prilepin e a una ragazza che era stata fermata dalla polizia durante una manifestazione.
Al rientro in Italia mi sono ritrovato in mano oltre alla versione completa delle due interviste che erano state pubblicate, anche altre interviste e tutto il resoconto di quello che avevo visto personalmente in quei giorni e ho quindi deciso di pubblicare questo materiale, perché mi dispiaceva lasciarlo marcire nell'hard disk del mio computer.

Una volta aperto il blog ho anche la possibilità di pubblicare nuove interviste e articoli, non necessariamente collegati con la situazione politica russa.

Nella speranza che a qualcuno possa interessare,
Buona lettura!